Isabella, la protagonista, è costretta a lasciare la città di Phoenix, per dei problemi con la madre, e si ritrova nel piccolo e freddo paese di Forks, dove abita il padre che non vede da anni.
Lei timida e introversa si trova a dover affrontare una realtà completamente diversa da quella vissuta fino ad allora, e cerca da subito di integrarsi con i compagni di scuola.
Si imbatte già dal primo giorno in una comitiva di ragazzi strani, i cui membri fanno parte della stessa famiglia. Sembrano uscire fuori dal coro. Sono dei ragazzi belli e interessanti, sono distaccati dal resto, come se si fossero esclusi perchè si sentono diversi dagli altri.
giovedì 22 dicembre 2011
giovedì 1 dicembre 2011
Un bambino prodigio: Wolfgang Amadeus Mozart
Compositore nato a Salisburgo nel 1756, figlio del violinista Leopold e di Anna Maria Pertl, mostra fin da piccolo la sua predisposizione alla musica, così come la sorella Anna. Entrambi esprimono una tale e indiscutibile attitudine per le sette note, da indurre il padre a rinunciare a qualsiasi impegno professionale per dedicarsi a insegnare musica esclusivamente ai figli.
giovedì 17 novembre 2011
Le leggende su Orfeo raccontano di origini diverse, alcune vogliono Orfeo figlio di Eagro, re della Tracia, e della musa Calliope, altri raccontano che Orfeo era figlio del dio Apollo e della Musa Clio.
Le leggende concordano sul fatto che fu Apollo a donargli la lira e che furono le Muse ad insegnargli ad usarla. Orfeo divenne un abilissimo un musico ed un geniale poeta: la sua musica e i suoi versi erano così dolci e affascinanti che l'acqua dei torrenti rallentava la sua corsa, le bestie feroci accorrevano mansuete ai suoi piedi e persino le pietre gli si avvicinavano per ascoltarlo.
Orfeo, come altri eroi greci, partecipò alla spedizioni degli Argonauti e quando la nave Argo giunse in prossimità dell'isola delle Sirene, coprì con il suono della sua lira, la dolcezza tentatrice del loro canto, di modo che gli Argonauti non cedettero alle loro insidie.
Orfeo si era innamorato ed aveva sposato la ninfa dei boschi Euridice, la quale un giorno sfuggendo ad un innamorato sgradito, Aristeo, era stata morsa da un serpente nascosto tra l'erba alta ed era morta all'istante.
Orfeo, impazzito dal dolore e non riuscendo a concepire la propria vita senza la sua sposa decise di scendere nell'Ade per cercare di strapparla dal regno dei morti.
Con la sua musica riuscì ad azzittire Caronte: l'orribile cane con tre teste, non abbaiò e lo traghettò sull'altra sponda del fiume Stige, le Erinni, terribili dee infernali, si misero a piangere ed i tormenti dei dannati cessarono.
Una volta giunto alla presenza del dio Ade e sua moglie Persefone, Orfeo iniziò a cantare la sua disperazione e la sua solitudine e nel canto mise tanta abilità e tanto dolore che gli stessi signori degli inferi si commossero e per la prima volta nell'oltretomba si conobbe la pietà come narra Ovidio nella Metamorfosi.Gli dei degli Inferi concessero ad Orfeo di ricondurre Euridice nel regno dei vivi, ma ad una condizione: durante il viaggio verso la luce ed il mondo dei vivi, Euridice avrebbe dovuto seguire Orfeo lungo la strada buia degli inferi e lui non avrebbe mai dovuto voltarsi a guardarla.
Orfeo, presa così per mano la sua sposa iniziò il lungo cammino verso la luce e dietro a loro, il dio Hermes che doveva controllare che tutto si svolgesse secondo il volere di Ade.
Durante il viaggio, un sospetto cominciò a farsi strada nella mente di Orfeo, pensando di condurre per mano un'ombra e non Euridice.
Dimenticando così la promessa fatta, si voltò a guardarla, ma nello stesso istante in cui i suoi occhi si posarono sul suo volto, vide Euridice venire risucchiata indietro e morire ancora. Euridice svanì ed Orfeo assistette impotente alla sua morte, per la seconda volta.
Invano Orfeo per sette giorni cercò di convincere Caronte a condurlo nuovamente alla presenza del signore degli inferi ma questi per tutta risposta lo ricacciò alla luce della vita.
Da allora Orfeo suonò con la sua lira solo melodie malinconiche, in onore della sua sposa che non era riuscito a strappare ad Ade, rifugiato sul monte Rodope, in Tracia, trascorrendo il tempo in solitudine e nella disperazione.Quando il dio Dioniso giunse in Tracia, Orfeo non lo onorò e iniziava invece i suoi fedeli ad altri misteri e condannava i sacrifici umani che invece rientravano nel culto di Dioniso.
Il dio, adirato, ordinò alle sue fedeli Menadi di vendicarlo. Così le Menadi fecero a pezzi Orfeo e gettarono nel fiume Ebro la sua testa che galleggiò, cantando fino al mare.
Sulla morte di Oreste le leggende si moltiplicano ancora, una racconta che molte donne tentarono di catturare il suo cuore e tra queste alcune Baccanti.
Queste ultime, irate dalla sua indifferenza e istigate da Dioniso, decisero di ucciderlo durante un'orgia bacchica.
Al momento stabilito, le Baccanti, si scagliarono contro Orfeo con furia selvaggia, lo fecero a pezzi e sparsero le sue membra per la campagna, gettando la testa nell' Ebro.
Per alcuni la testa e le labbra di Orfeo giunsero fino a Lesbo, che divenne la terra della poesia lirica per eccellenza. Secondo un’altra tradizione la testa di Orfeo giunse fino alla foce del fiume Melete, presso Smirne, dove in seguito nacque Omero.Pietre, selve ed animali piansero la morte del cantore e tutte le Ninfe indossarono una veste nera in segno di lutto; le Muse piangenti raccolsero le membra di Orfeo e le seppellirono ai piedi del monte Olimpo, là dove ancor oggi il canto degli usignoli è più dolce che in qualunque parte del mondo.
Gli dei per vendicare la morte del prediletto Orfeo, colpirono la Tracia con una terribile pestilenza.
L'oracolo, consultato dalla popolazione su come porre fine a tanti lutti, rispose che, per farli cessare, era necessario trovare la testa di Orfeo e rendere al musico gli onori funebri.
Ritrovato, il capo di Orfeo fu deposta nella grotta di Antissa, sacra a Dioniso, ma da quel momento la testa iniziò a profetizzare e profetizzò giorno e notte finché Apollo, contrariato dal fatto che i suoi oracoli di Delfi, Grinio e Claro non erano più consultati, entrò nella grotta e gridò alla testa di Orfeo di smettere di interferire con il suo culto e da quel giorno la testa di Orfeo tacque per sempre.
Apollo, dopo aver fatto tacere la voce di Orfeo, perchè non si dimenticasse di lui, decise di porre l'immagine del musico nel cielo che divenne la costellazione della Lira.
Le leggende concordano sul fatto che fu Apollo a donargli la lira e che furono le Muse ad insegnargli ad usarla. Orfeo divenne un abilissimo un musico ed un geniale poeta: la sua musica e i suoi versi erano così dolci e affascinanti che l'acqua dei torrenti rallentava la sua corsa, le bestie feroci accorrevano mansuete ai suoi piedi e persino le pietre gli si avvicinavano per ascoltarlo.
Orfeo, come altri eroi greci, partecipò alla spedizioni degli Argonauti e quando la nave Argo giunse in prossimità dell'isola delle Sirene, coprì con il suono della sua lira, la dolcezza tentatrice del loro canto, di modo che gli Argonauti non cedettero alle loro insidie.
Orfeo si era innamorato ed aveva sposato la ninfa dei boschi Euridice, la quale un giorno sfuggendo ad un innamorato sgradito, Aristeo, era stata morsa da un serpente nascosto tra l'erba alta ed era morta all'istante.
Orfeo, impazzito dal dolore e non riuscendo a concepire la propria vita senza la sua sposa decise di scendere nell'Ade per cercare di strapparla dal regno dei morti.
Con la sua musica riuscì ad azzittire Caronte: l'orribile cane con tre teste, non abbaiò e lo traghettò sull'altra sponda del fiume Stige, le Erinni, terribili dee infernali, si misero a piangere ed i tormenti dei dannati cessarono.
Una volta giunto alla presenza del dio Ade e sua moglie Persefone, Orfeo iniziò a cantare la sua disperazione e la sua solitudine e nel canto mise tanta abilità e tanto dolore che gli stessi signori degli inferi si commossero e per la prima volta nell'oltretomba si conobbe la pietà come narra Ovidio nella Metamorfosi.Gli dei degli Inferi concessero ad Orfeo di ricondurre Euridice nel regno dei vivi, ma ad una condizione: durante il viaggio verso la luce ed il mondo dei vivi, Euridice avrebbe dovuto seguire Orfeo lungo la strada buia degli inferi e lui non avrebbe mai dovuto voltarsi a guardarla.
Orfeo, presa così per mano la sua sposa iniziò il lungo cammino verso la luce e dietro a loro, il dio Hermes che doveva controllare che tutto si svolgesse secondo il volere di Ade.
Durante il viaggio, un sospetto cominciò a farsi strada nella mente di Orfeo, pensando di condurre per mano un'ombra e non Euridice.
Dimenticando così la promessa fatta, si voltò a guardarla, ma nello stesso istante in cui i suoi occhi si posarono sul suo volto, vide Euridice venire risucchiata indietro e morire ancora. Euridice svanì ed Orfeo assistette impotente alla sua morte, per la seconda volta.
Invano Orfeo per sette giorni cercò di convincere Caronte a condurlo nuovamente alla presenza del signore degli inferi ma questi per tutta risposta lo ricacciò alla luce della vita.
Da allora Orfeo suonò con la sua lira solo melodie malinconiche, in onore della sua sposa che non era riuscito a strappare ad Ade, rifugiato sul monte Rodope, in Tracia, trascorrendo il tempo in solitudine e nella disperazione.Quando il dio Dioniso giunse in Tracia, Orfeo non lo onorò e iniziava invece i suoi fedeli ad altri misteri e condannava i sacrifici umani che invece rientravano nel culto di Dioniso.
Il dio, adirato, ordinò alle sue fedeli Menadi di vendicarlo. Così le Menadi fecero a pezzi Orfeo e gettarono nel fiume Ebro la sua testa che galleggiò, cantando fino al mare.
Sulla morte di Oreste le leggende si moltiplicano ancora, una racconta che molte donne tentarono di catturare il suo cuore e tra queste alcune Baccanti.
Queste ultime, irate dalla sua indifferenza e istigate da Dioniso, decisero di ucciderlo durante un'orgia bacchica.
Al momento stabilito, le Baccanti, si scagliarono contro Orfeo con furia selvaggia, lo fecero a pezzi e sparsero le sue membra per la campagna, gettando la testa nell' Ebro.
Per alcuni la testa e le labbra di Orfeo giunsero fino a Lesbo, che divenne la terra della poesia lirica per eccellenza. Secondo un’altra tradizione la testa di Orfeo giunse fino alla foce del fiume Melete, presso Smirne, dove in seguito nacque Omero.Pietre, selve ed animali piansero la morte del cantore e tutte le Ninfe indossarono una veste nera in segno di lutto; le Muse piangenti raccolsero le membra di Orfeo e le seppellirono ai piedi del monte Olimpo, là dove ancor oggi il canto degli usignoli è più dolce che in qualunque parte del mondo.
Gli dei per vendicare la morte del prediletto Orfeo, colpirono la Tracia con una terribile pestilenza.
L'oracolo, consultato dalla popolazione su come porre fine a tanti lutti, rispose che, per farli cessare, era necessario trovare la testa di Orfeo e rendere al musico gli onori funebri.
Ritrovato, il capo di Orfeo fu deposta nella grotta di Antissa, sacra a Dioniso, ma da quel momento la testa iniziò a profetizzare e profetizzò giorno e notte finché Apollo, contrariato dal fatto che i suoi oracoli di Delfi, Grinio e Claro non erano più consultati, entrò nella grotta e gridò alla testa di Orfeo di smettere di interferire con il suo culto e da quel giorno la testa di Orfeo tacque per sempre.
Apollo, dopo aver fatto tacere la voce di Orfeo, perchè non si dimenticasse di lui, decise di porre l'immagine del musico nel cielo che divenne la costellazione della Lira.
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